Il pontificato di Benedetto XV fa da spartiacque fra la “Belle époque” e il secolo XX, colpito dal flagello della guerra, nei confronti della quale il pontefice fu strenuo, ma inascoltato, oppositore. Nato a Genova, il 21 novembre 1854, fu eletto papa, il 3 settembre 1914 e rese l’anima a Dio, il 22 gennaio 1922. Il suo è un pontificato profetico, che lo porterà, non solo a dichiarare una “inutile strage” la prima guerra mondiale, ma eserciterà una politica di comprensione per la scienza e le arti, evitando condanne a priori contro il modernismo, pur ribadendo che “le teorie innovative devono essere in linea con il senso della Chiesa”.
Uomo di grande cultura, il papa pone il suo sapere al servizio del mandato pontificio attraverso la pubblicazione di molteplici encicliche, fra le quali brilla la “In praeclara summorum”, dedicata a Dante Alighieri nel sesto centenario della morte. Lo scritto riconosce il pensiero cristiano del grande poeta fiorentino, ma anche l’autore di un “immortale poema”, quello della “Divina Commedia”, ideato alla “luce delle verità rivelate da Dio” e composto con “tutti gli splendori dell’arte”.
Secondo Benedetto XV, la “Divina Commedia” affascina il lettore con la varietà delle immagini, la vivacità dei colori, l’imponenza dei toni e dei ritmi, trascinando verso il divino. Il papa genovese scopre nella cultura e nell’arte dantesca due valori che, uniti alla formazione cristiana, costituiscono la freschezza del poetare e il cantico dell’anima.
Arte e fede: ecco gli elementi destinati ad eleggere “la verità a noi venuta dal cielo e che tanto ci sublima”. Dante è poeta cristiano perché incoraggia l’anima e ne contempla la bellezza. Egli deve cioè il suo estro artistico allo stupore della fede cattolica, che modella il genio, fino a sviluppare un personale progresso culturale e civile. Fino a palpeggiare i segreti della trascendenza e ad appartenere alla vita della Chiesa. Il sommo poeta, attraverso la “Divina Commedia” ed altri scritti, consolida l’acuto rapporto tra arte e fede, in seguito richiamato, al termine del Concilio Vaticano II, da papa Paolo VI. E già echeggiano nell’unione dantesca tra arte e fede i festeggiamenti del 700° anniversario della morte del Poeta, che saranno ricordati sul sito della biblioteca diocesana di Albenga e sui social.
[testo a cura di G. Battista Gandolfo]