È il Duomo di Imperia, così come è conosciut0 da tutti. La Basilica concattedrale dei Santi Maurizio e Compagni Martiri fu realizzata su progetto di Gaetano Cantoni negli anni 1781-1828. L’architetto David Napolitano inaugura con questo articolo una nuova rubrica di Formae Lucis per approfondire elementi di volta in volta diversi del patrimonio artistico della diocesi di Albenga e Imperia. In questa occasione, ci conduce in un’analisi della veduta della facciata del Duomo di Imperia, composta attraverso una sovrapposizione di ordini, dorico sotto e ionico sopra, a cui si aggiunge un terzo ordine corinzio per quel che riguarda i campanili.
Osserviamo in dettaglio la composizione dei tre singoli ordini sovrapposti sulla facciata del Duomo di Imperia, dei quali apprezziamo la canonica riduzione delle altezze delle colonne, ben proporzionate:
- il dorico riprende la tipologia “mutulare” del Vignola, con grandi mutuli [motivi ornamentali] che sorreggono il cornicione e l’architrave costituito da una duplice fascia; la spira della base (ossia la parte circolare con modanature), anch’essa derivata dal Vignola, poggia su un alto dado, anziché sul classico plinto;
- lo ionico, a base attica, è composto nella tipologia detta moderna (già presente nell’antichità ma diffusasi a partire dal trattato dello Scamozzi), ossia con le volute dei capitelli poste non frontalmente, bensì con un angolo a 45°. Il cornicione presenta un supporto costituito da una serie di piccoli mutuli dal passo più largo rispetto ai classici dentelli: si tratta di una soluzione tipica del Palladio e dello Scamozzi, in seguito spesso utilizzata nell’architettura neoclassica. Il resto della trabeazione risulta molto sobria, con un architrave a due fasce, anziché le classiche tre;
- il corinzio, che oltre alle colonne trabeate presenta un’arcata centrale classicamente composta con archivolto su alette, è anch’esso a base attica e con una trabeazione simile a quella dello ionico.
Testo a cura dell’Arch. David Napolitano