Joseph Aloisius Ratzinger nasce, a Marktl , in Germania, il 16 aprile 1927 ed è attualmente papa emerito della Chiesa cattolica, avendo rinunciato al ministero petrino, il 28 febbraio 2013. Le sue origini risalgono da una famiglia modesta della diocesi di Passavia, nella Bassa Baviera. Da fanciullo soffre le tristi condizioni del nazismo, aggravate dalla seconda guerra mondiale. Entrato in seminario, cura la sua formazione sacerdotale e viene ordinato presbitero, il 29 giugno 1951. Si distingue subito come docente in varie università teologiche e a Ratisbona fonda insieme ad alcuni teologi la celebre rivista “Communio”. Chiamato come esperto al Concilio Vaticano II, si distingue come valido riformatore. Il 24 marzo 1977, Paolo VI lo nomina arcivescovo di Monaco e Frisinga e il 27 giugno dello stesso anno lo elegge cardinale di santa romana Chiesa. Il 25 novembre 1981, Giovanni Paolo II lo promuove prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale e presidente della Congregazione per la preparazione del Catechismo della Chiesa universale. Dopo la scomparsa di san Giovanni Paolo II, il 19 aprile 2005, Ratzinger viene eletto papa: assume il nome di Benedetto XVI e conferma il motto episcopale “Cooperatores veritatis” (Collaboratori della verità).
Il suo è un pontificato vissuto nel segno della semplicità e della sequela al Concilio Vaticano II. Si pone al servizio della Chiesa con serena umiltà e competenza, fino a quando annuncia la convocazione del Concistoro, in cui dichiara “di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di san Pietro”, dedicandosi a una vita di preghiera, e di servizio alla “santa Chiesa di Dio”. Era l’11 febbraio 2013. Il 28 dello stesso mese, dopo 7 anni e 15 giorni di pontificato, per la diocesi di Roma ormai vacante, inizia il tempo per un nuovo conclave.
Uomo di straordinaria cultura, matura in Ratzinger la passione per la musica, nata in famiglia, grazie “all’harmonium” regalato a lui e al fratello Georg e, coltivata anche dopo l’elezione a pontefice. Per Benedetto XVI, la musica è un dono di Dio che gli regala conforto e gioia. « È veramente il linguaggio universale della bellezza, capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’alto ed ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso». L’armonia del canto e della musica, insegna ancora il papa, purifica, solleva e fa sentire la grandezza e la bellezza di Dio perché non conosce barriere sociali e religiose. Nel contempo stimola l’agire del credente e di coloro che ricercano insieme un universale linguaggio dell’amore al fine di costruire un mondo di giustizia e di solidarietà, di speranza e di pace.
[a cura di G. B. Gandolfo]
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